Ma la gestione consapevole del tempo, è davvero questione di organizzazione? La mia storia.

È online il nuovo episodio del Podacast “La Tenda Rossa”.

Puoi ascoltarlo gratis su Spotify e sulle principali piattaforme di streaming.

Qui di seguito, ti lascio lo script dell’episodio, nel caso in cui preferissi leggere un testo invece di ascoltarlo.

Ciao oggi è una puntata un po’ particolare, perché vorrei fare un po’ il punto della situazione, visto che ormai sono due mesi che questo podcast esiste.

Intanto grazie per come lo avete accolto!

Non solo ci ascoltate in tantissime, ma molte di voi hanno impiegato del tempo per scrivermi o per mandarmi dei vocali a commento delle puntate, facendomi percepire il vostro interesse e il vostro entusiasmo. Per me questo è molto importante, perché il podcast è un contenuto particolare: ci si mette davanti ad un microfono, si registra, si pubblica.
Non c’è un vero dialogo diretto e gli strumenti di feedback non sono sempre così immediati.
Quindi percepire come le persone lo stanno accogliendo, non è per nulla facile.

 

Devo dire che una cosa che mi ha fatto molto piacere, oltre ai messaggi e alle mail dirette, mi ha colpito molto vedere i vostri re-post sui social.
Magari a voi sembra una cosa da niente o banale, ma per un podcast indipendente come Tenda Rossa, questo vuol dire tantissimo.
Ogni vostra condivisione è una preziosa opportunità per crescere e far conoscere questo progetto alle persone che potrebbero essere interessate ad ascoltarlo.

 

Vorrei approfittare della puntata di oggi per raccontarvi qualche dietro le quinte di questo progetto podcast.

Voi sentite la mia voce, ma a questo contenuto non lavoro da sola. Insieme a me c’è Matteo che non solo si occupa di tutta la post-produzione audio, ma mi aiuta anche a scegliere i temi delle puntate, ed è una spalla preziosa nella scrittura degli episodi e nella preparazione delle interviste.
Per questo ci tengo moltissimo a ringraziarlo di cuore per avermi spronata a portare avanti questo progetto e per averlo fatto proprio, come se l’idea fosse sua.

 

Quindi ora che mi sto già commuovendo, passiamo alle parti più profonde

Immagino che la maggior parte di voi, arrivi dai miei canali social o che mi conosca già in qualche modo, ma per chi non mi conoscesse, io nella vita oltre ad insegnare yoga e ad occuparmi di maternità e femminile, sono una business mentor e mi occupo di accompagnare altre professioniste come me a lavorare in modo più consapevole e a comunicare i propri progetti in modo efficace e rispettoso della loro essenza.

In un modo o nell’altro, mi prendo cura di altre donne. 

Le ascolto, le accompagno per un pezzetto, le aiuto a vedere la luce potentissima che hanno dentro di loro e che ogni tanto faticano a riconoscere.

Quindi, magari ti verrà automatica la domanda: ma perché Giulia hai deciso di concentrare le prime puntate del podcast sul tema in senso lato del tempo e dell’organizzazione?
Perché non hai deciso di parlare di strumenti di comunicazione, oppure di business o di mondo femminile in senso stretto?

Vabbè, intanto, volevo creare un contenuto editorialmente interessante e che fosse un po’ inedito. Ci tenevo a portare il mio personale punto di vista in merito a temi di cui si parla spesso ma con approcci diversi dal mio che vorrebbe essere sempre molto attento a valorizzare le soggettività di ciascuna persona.

Poi ovviamente il mio intento era creare qualcosa di utile per le persone che mi ascoltano…
Quindi ho iniziato a pensare alle domande che normalmente mi fanno le donne con cui mi relaziono quotidianamente nel mio lavoro, sia quando ho il ruolo di business mentor, sia quando ho il ruolo di insegnante di yoga. 

Ho pensato alle loro frustrazioni e alle loro difficoltà.Insomma, ho fatto un’analisi dei problemi e dei bisogni dei miei contatti più diretti e mi sono detta: caspita queste donne hanno un grosso problema con il tempo.

Ben inteso… tutti e tutte in questa società iper performativa abbiamo un enorme problema con il tempo.Il paradosso è che culturalmente abbiamo deciso di risolverlo nel modo più faticoso possibile, cercando, cioè, di controllarlo e di regolarlo.

Il problema è che se ti metti ad organizzare e controllare il tuo tempo, senza aver fatto una serie di passaggi precedenti relativi alle tue emozioni e ai tuoi blocchi (procrastinazione, perfezionismo, iper attività, distrazioni) e al modo in cui intendi certi concetti tipo efficienza, successo, la strada da percorrere è faticosissima e non sostenibile nel lungo periodo.

Ti faccio un esempio per capirci meglio.

Peraltro su un tema altrettanto triggerante e delicato: il rapporto con il cibo.

Se ti approcci ad una dieta con il solo scopo di raggiungere a tutti i costi un determinato obiettivo, immaginiamo, di peso, e crei regole e confini molto rigidi entro cui scegliere con cosa alimentarti, le quantità, la tipologia del cibo e così via… Il rischio minore è che tu arrivi ad un punto in cui questa eccessiva organizzazione ti porterà al fallimento del tuo piano e a provare un grande senso di frustrazione. Il rischio peggiore è che tu possa proprio cadere in un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare.

Ora, non voglio entrare troppo a fondo in questa faccenda perché so bene che il tema cibo e alimentazione apre un universo immenso. Però spero che si sia capito il punto… 

Diciamo che ritornando nel tema del tempo e delle cose da fare, il grosso rischio è quello di burn out oppure di stati ansiosi legati magari al fatto che continuiamo a procrastinare e non concludiamo mai i nostri progetti.

Non puoi sostenere nel tempo qualcosa che non ti sia davvero affine in modo profondo.

Fissare gli obiettivi è importante, direi quasi fondamentale per una ottimale organizzazione, ma io credo che molto spesso venga sottovalutato che chi fissa quegli obiettivi non può farlo in modo neutrale con se stessa: intorno ci sono vocine che arrivano dalla società e dal contesto familiare, che si traducono in voci importanti dentro di noi.

Quindi, senza andare troppo a psicanalizzare che non rientra certamente nelle mie competenze, quello che io credo è che sia importantissimo fare un passaggio prima. Fatto di ascolto interiore, un lungo ascolto che ci aiuti a isolare le vocine per farci sentire sempre più forte e sempre più chiara la nostra voce.

Ti faccio un esempio pratico per ritornare un po’ giù a terra, altrimenti continuiamo a volare altissimo e ho paura di non riuscire ad arrivare al punto.

Immagina di essere una persona che si riempie di moltissimi impegni lavorativi e non, così tanti da trovarti a correre tutto il giorno, lavorare un numero di ore ben superiore alle 8 giornaliere, aiutare tutti intorno a te, fare un milione di commissioni e avere un carico cognitivo altissimo (tutto il lavoro che fa il cervello ogni giorno per tenere a mente tutte le cose da fare).

Immagina di fare tutte queste cose perché da sempre ti è stato detto “prima il dovere, poi il piacere” e da sempre sei stata educata e cresciuta che “chi si ferma è perduto”.

Quindi come potresti fare in modo diverso? A te in questo momento della tua vita, sembra che quella sia l’unica soluzione percorribile. 

O meglio, ti senti in linea di massima soddisfatta, perché tutto questo fare è come se fosse una tua enorme affermazione di te stessa: io faccio, quindi ci sono.

Eppure sei sempre stremata, un pizzicore in fondo allo stomaco ti dice che questa roba qui non potrai sopportarla ancora a lungo.

Questo succede, molto probabilmente, perché gli obiettivi che ti stai dando, non te li sei posti con coscienza e serenità, ma perché hai introiettato dentro di te un modello di efficienza basato sul fare sempre e sul dovere prima di tutto, intendendo il dovere come qualcosa di esterno precostituito e molto rigido. 

Ben inteso, niente di male se questo è il modello in cui ti ritrovi e che ti fa stare serena, ma io credo che il nostro corpo sia uno strumento potentissimo di consapevolezza e quel pizzichino in fondo allo stomaco, non possiamo ignorarlo perché ci sta dicendo tantissimo e viene dalla nostra vera voce, quella che inizia a parlare quando spegniamo la mente e lasciamo che a guidarci sia la saggezza del nostro corpo.

 

Un buon lavoro sulle emozioni, può aiutarti a lasciar andare quelle credenze non più utili a far uscire la tua vera voce e pian piano l’organizzazione spasmodica del tempo non diventerà più il focus principale, ma sarà semplicemente un prezioso alleato per il tuo benessere.

Te lo racconto perché ho una lunga esperienza in merito e perché so benissimo a cosa possa portare un eccesso di organizzazione.

Già nel primo episodio ti ho raccontato del mio rapporto un po’ complicato con gli esami all’università e del fatto che pretendessi degli standard altissimi in fatto di voto.

Per me il voto era sinonimo di valore personale, la mia credenza era “meriti attenzioni e amore solo quando sei brava” e quindi il mio obiettivo era ovviamente quello di ottenere sempre il massimo agli esami, no matter what!

Ecco in quel periodo ero un drago dell’organizzazione, avevo un metodo rigoroso e abbastanza infallibile, in fin dei conti mi sono laureata con 110 e lode nel minimo del tempo, ma a che prezzo?

Un prezzo altissimo.
Mi ricordo, che ridere, che quando mi fermavano fuori da scuola quei ragazzi che proponevano quei metodi mnemonici per passare gli esami, io pensavo “abbello al massimo sono io che vengo ad insegnarvi la vita…” 

 

Adesso vi racconto il metodo infallibile per laurearsi con lode, perdere il lume della ragione e non avere una vita sociale.

È molto semplice: io decidevo quali esami dare, che ovviamente erano sempre tutti quelli del semestre (vabbè adesso non fraindentemi, non è che voglio invitarvi ad andare fuori corso… però io davo gli esami esattamente come da programma, non concedendomi mai delle variazioni). 

Dopo aver scelto gli esami, c’era un periodo di relativa calma che era quello delle lezioni in cui mi limitavo tendenzialmente ad andare a lezione e prendere appunti. Diciamo che quello era il mio periodo di pausa perché in genere a parte quello che facevo a lezione, non mi dedicavo allo studio approfondito, magari iniziavo a leggere alcuni testi o ad ordinare un po’ gli appunti, ma niente di serio…

 

Poi arrivava il periodo della sessione esami e il momento di fare il calendario degli esami.Ben inteso, per me non esisteva il “provo a darlo”, ma solo il “prendo il massimo”.
Quindi organizzavo il calendario in modo da avere il tempo di studiare una materia per volta, per fortuna nella mia università le sessioni erano molto lunghe (duravano circa 3-4 mesi). Quindi per gli esami grandi mi tenevo anche un mese di studio intensivo e per quelli più piccoli un minimo di due settimane.

In genere il modo in cui organizzavo il calendario era per avere il tempo di poter realizzare questo schema di studio: leggo il libro una volta di getto, lo rileggo prendendo note e usando i colori, lo schematizzo insieme agli appunti in modo discorsivo, lo ripeto schematizzandolo di nuovo in modo molto sintetico, lo ripeto una seconda volta. Tutto sempre dall’inizio alla fine.

Ora non voglio dire che questo non fosse un metodo molto efficiente, perché lo era assolutamente. Non sono mai stata bocciata ad un esame: ma il prezzo che ho pagato è stato molto alto.

 

Intanto in quei mesi mi dedicavo solo ed esclusivamente allo studio, 10-12 ore seduta alla sedia. Una sola pausa per il pranzo e un piccolo pisolino, e poi di nuovo sotto fino a sera.
A casa mia ero persino dispensata dalla maggior parte dei compiti di gestione domestica (sparecchiare, portare sotto il cane ecc.). Uscivo solo il sabato sera e solo per una cena e massimo una birra dopo cena, ma niente di più. Molto raramente facevo tardi la sera. Ci sono stati anni in cui anche il 25 dicembre è rientrato per almeno mezza giornata nei giorni di studio.

 

Perché? Perché il piano prevede tot pagine al giorno e il piano non può essere cambiato, perché il piano è perfetto ed è l’unico modo per avere successo.
Che fatica!!

 

Immaginate poi come potessi assorbire un qualsiasi imprevisto?

Appunto, impossibile.

 

Arrivavo agli esami con un carico mentale pesantissimo, all’aspettativa e alla pretesa di ottenere il massimo dei voti, si sommava la stanchezza fisica e mentale di un periodo passato con tale rigidità.

Il risultato per me sono stati attacchi di panico e tantissima rabbia, tensione e frustrazione.

 

Negli anni ho imparato che il punto non è tanto controllare e organizzare tutto, ma capire nello specifico cosa è utile per me in quel momento per ottenere un risultato che sia quello che desidero.

Vuol dire che vorrei tornare per fare qualcosa di diverso?

Certo che no!

Perché aver fatto quel percorso mi ha comunque dato moltissimo: ad esempio mi ha fatto capire che io ho bisogno di mettere le cose in ordine, ma ho bisogno anche di avere dello spazio per accogliere me, per fare cose che esulino dal raggiungimento di un obiettivo e che mi facciano semplicemente stare bene.

 

Certo capire quali sono queste cose è un processo di scoperta continua…

 

E mentre lavoravo alle puntate del podcast, scrivevo di questi temi, mi guardavo dentro, connettevo i puntini delle domande delle mie clienti…

Ho pensato che potesse essere davvero utile restituire un po’ di questa consapevolezza, quindi ho creato un percorso, PRISMA light training, completamente gratuito, per condividere quello che ho imparato sul rapporto con il tempo e con un’organizzazione ottimale, ma rispettosa.

L’intento di questo percorso è guidarti a scoprire le tue risorse, quelle che nemmeno riesci a vedere, ma che sono lì e ti supportano.

E poi validarle e sostenerle.

Non ci sarà nessuna formula magica, nessun metodo definitivo.

Ma tanto ascolto.

Ho individuato un percorso in 5 step:

  • Chi si prende il mio tempo?
  • Come intendo il tempo che scorre?
  • Qual è il mio rapporto con l’efficienza?
  • Facciamo ordine: priorità e organizzazione
  • Smettere di perdere tempo

Se ti riconosci in tutto questo, se pensi di aver bisogno di fare ordine e alleggerirti o se semplicemente vuoi provare questo approccio, se vuoi partecipare puoi iscriverti cliccando su questo link

Iniziamo lunedì 6, ma ti consiglio di iscriverti entri sabato sera perché domenica arriva una piccola coccola che ti conviene non perdere.

Tra l’altro se credi che ci sia qualche amica che potrebbe averne bisogno, potete farlo insieme: basta che mandi il link per iscriversi anche a lei!

 

Io per oggi ho finito, vi ringrazio ancora moltissimo per essere state le mie prime sostenitrici, delle vere e proprie cheer leader: anche se non siete state accanto a me, io vi sentivo vicinissime, come se davvero fossimo sedute tutte insieme in cerchio.

Con il mese di marzo, si chiuderà il ciclo di tematiche legate al tempo, all’organizzazione o al sentirsi in ritardo, voi potete anche suggerirmi temi di cui vorreste sentirmi parlare nel form che trovate in descrizione, o comunque scrivendomi una mail o un direct su Instagram.

Ci sentiamo tra due settimane, con una super ospite!

Ciao, sono Giulia e mi occupo di Personal Branding.

Ti guiderò in un viaggio alla riscoperta del tuo valore, in modo da manifestare un modello di business per te sostenibile e che arrivi dritto alle emozioni del tuo cliente.

Se vuoi conoscere come posso aiutarti:

Moon light

Se vuoi fissare una chiamata di un’ora

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Se vuoi lavorare con me sull’identità archetipica del tuo brand

Shine bright like a diamond

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